I viaggi di Buck.
Il richiamo della foresta – The Call of the Wild – di Jack London prende vita nell’ultimo film di Chris Sanders.
Interpreti di eccezione Harrison Ford, Omar Sy, Dan Stevens, Karen Gillan, Karen Gillan, Bradley Whitford e Colin Woodell. E soprattutto il grande Buck, il cane di razza mista San Bernardo Scotch Collie, che domina la scena, con la sua irruenza e ostinazione, ma anche con la sua schiettezza e devozione.

Fin dalla prima pubblicazione del 1903 il romanzo è stato oggetto di diverse interpretazioni. Ognuno ha evidenziato quello che ha voluto: evoluzionismo biologico e darwiniano, onnipotenza della natura, crudeltà umana, istinto selvaggio, febbre dell’oro, amore per l’avventura.
Forse e in parte è tutto questo. Ma ciò che sorprende di più, sia nella lettura del romanzo che nella trasposizione cinematografica è la passione.

La foresta di Jack London
Ogni personaggio menzionato vive di passione, ama e lotta con passione. Quella passione a volte malsana, che lo fa andare oltre e forzare i propri limiti psicologici, fisici, sociali ed umani.  La passione dei cercatori d’oro, degli anni Novanta del XIX secolo, per esempio, che rischiano tutto per tentare di realizzare il sogno di una vita, forse.
La passione dei due postini del governo canadese, che desiderano ardentemente rispettare la tempistica delle consegne. Perché sanno che dentro e dietro ogni lettera c’è l’umanità che attende, piange, spera, sogna. Solitari e vagabondi saranno per Buck, maestri di vita.

La passione malsana del giardiniere Manuel, artefice del rapimento di Buck dalla tranquilla casa del giudice Miller in California. Sarà l’inizio del suo viaggio, lungo, estenuante, fino in Canada e poi in Alaska. Conoscerà numerosi padroni, avari e violenti, che gli insegneranno “la legge della mazza e della zanna“.

La foresta di Jack London

Jack London

Ancora, la passione di John Thorton, un uomo di buon cuore, solitario e malinconico, che condurrà Buck alla scoperta della vita selvatica e all’accettazione di sé. Non bisogna dimenticare, inoltre, la passione del cane Spitz, malvagio e invidioso, il cane guida della muta postale. Lo sfiderà, ma Buck saprà farsi valere e ritroverà così il suo istinto primodiale, selvaggio e ostinato.

Il film è splendido, emotivamente significativo. Splendidi i paesaggi, estesi, incontaminati, quasi irreali, splendide le inquadrature e i dialoghi. Splendido e dolce il cane Buck, realizzato in animazione 3D per enfatizzate le mimiche facciali e sottolineare la forte empatia comunicativa con l’uomo e gli altri animali.

La foresta di Jack London
In parte diverso dal libro, in parte migliore, il film di Chris Sanders insegna, soprattutto ai più piccoli a mettersi in gioco, a non arrendersi, a credere nelle proprie capacità, a sviluppare e potenziare le proprie qualità, a scegliere il cambiamento quando necessario per la propria crescita personale e umana, a riconoscere e difendere i valori fondamentali della vita: la lealtà, la fiducia, l’onestà, l’amore. A difendere ed amare anche la natura e gli animali. E in tutto questo non c’è nessuna interpretazione evoluzionistica o filosofica!
Un film intenso, per grandi e piccini, Audace, forse, ma vero.

Maria Giovanna Iannizzi

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