Domenica 31 maggio ’inaugurerà il nuovo Parco di Spina 4. La grande superficie ex industriale – circa 43mila metri quadri – chiusa tra passante ferroviario, via Cigna e via Valprato diverrà forse il cuore verde del quartiere.
Una trasformazione iniziata quasi 20 anni fa che ha richiesto la demolizione dei vecchi edifici, la bonifica, la progettazione partecipata e, in ultimo il concorso d’’arte. 27mila metri quadrati di prato, 420 alberi piccolissimi, un centinaio di corpi luminosi a led, giochi e attrezzi per grandi e piccini, percorsi ciclabili e una “cattedrale” di cemento degna della Berlino Est degli anni post seconda guerra, intenzionalmente dedicata ad ospitare grandi eventi di aggregazione e sociali. Terminato il cantiere prosegue il processo di progettazione partecipata con Urban Barriera, il programma di sviluppo urbano partito nel 2011.
Il Parco è intitolato ad Aurelio Peccei, figura di spicco nel panorama torinese. Partecipò attivamente alla resistenza, ex dirigente Fiat, amministratore delegato dell’Olivetti nel 1960 fondò il Club di Roma, noto per la sua attenzione alle tematiche ambientali e precursore dello studio di modelli di sviluppo sostenibile –.
peccei08
Le scelte progettuali sono state particolarmente attente alla sostenibilità ambientale: dalla bonifica, attuata sul posto, con reimpiego dei materiali inerti e ferrosi non inquinanti alla realizzazione di pavimentazioni e all’’uso di vernici che attivano il processo ossidativo di fotocatalisi di cui è responsabile il biossido di Titanio (TiO2), che, in presenza di luce (raggi ultravioletti), scinde le polveri sottili inattivando l’ossido di azoto che viene dilavato con le piogge. Un processo di ossidazione che già avviene naturalmente ma che la fotocatalisi accelera, favorendo una più rapida decomposizione ed evitando l’accumulo delle sostanze nocive. Dalle modalità di gara – che hanno previsto a carico della ditta aggiudicataria dei lavori l’’onere di un cantiere a impatto zero che bilanciasse, attraverso la messa a dimora di nuovi alberi, le tonnellate di CO2 prodotte e immesse nell’’atmosfera nel corso dei lavori –  all’’autonomia energetica su cui può contare il parco grazie all’’impianto fotovoltaico montato da IREN sulla capriata Porcheddu che compensa i quasi 100 corpi a led introdotti per la sua illuminazione. Fino alle panchine in alluminio, in parte proveniente da materiale riciclato e all’ innovativa tecnica utilizzata in vivaio per gli alberi, allevati in contenitori speciali, e poi messi a dimora senza l’ausilio di pali tutori.
Una novità è rappresentata anche dalle modalità di progettazione dell’ area giochi del parco. Denominato il cratere, si tratta di uno spazio di oltre 1000 mq delimitato da una caratteristica collinetta rivestita in gomma colorata  che ospita al suo interno numerose attrezzature per il gioco suddivise per fasce d’età.
Ad arricchire il Parco contribuiscono dieci opere d’arte – 5 sono già state posizionate – ispirate alla storia operaia dell’area. Memoria di un luogo che per più di un secolo è stata un’area industriale, delle persone e delle storie che lo hanno attraversato, le opere sono state realizzate da giovani artisti che hanno partecipato a un concorso nazionale di idee aperto a studenti degli Istituti di Alta Cultura (Accademie di Belle Arti italiane) e delle Facoltà di Architettura indetto della Città, in collaborazione con il Politecnico e con l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino.

You dont think about sex as much as you used to disfunção erétil