Visioni # 78

Maria Teresa Hincapie’. Ha avuto una vita brevissima, la performer colombiana che ha rivoluzionato l’arte nel suo paese nei primi anni Novanta. La incontrai a cena dopo un’inaugurazione in Puglia.

Si sedette al mio tavolo e mi parlò con voce bassa, amorevole, come ci conoscessimo da sempre. Il suo sguardo era scintillante, forse era già malata. Parlava dell’Arte, parlava di Dio, ogni parola aveva la corposita’ della gratitudine. Come creare un senso sacro e propositivo di sé, dell’identità e del luogo dove vivi? Mi disse che per 5 anni era salita ogni giorno a piedi su una collina.

Quando vinse un premio di 5 mila euro si comprò il terreno, piantò alberi e ne fece un centro studi per le future generazioni. Compì un pellegrinaggio di 21 giorni da Bogotà a San Agustìn luogo sacro della cultura precolombiana.

Percorse campagne, strade secondarie e sentieri dormendo all’aperto o in chiese e scuole. Attraversò da sola zone di guerriglia e guerra paramilitare. Poi si ritirò in eremitaggio per un periodo desiderando fare qualcosa per il mondo. Quando fu pronta, scese nel quartiere più malfamato e violento di Bogotà e cominciò a pulire strade immonde, colma di amore. Trasformò, anche se per poco, un piccolo spazio quotidiano di disperazione collettiva in uno spazio spirituale. La potenza dell’arte non conosce confini e oggi dedico a lei questo mio post.

Manuela Gandini

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