Mario l’Incantatore.

Vale la pena di voltare lo sguardo a ieri a chi ha lasciato un segno apparentemente poco percebile oggi, eppure importante al punto da far gemmare moltissimo delle tendenze dell’attualità.

Mario Soldati fu un eclettico, seppe convogliare nella sua lunga vita interessi e passioni diverse ma realizzate con la stessa energia, tratteggiate da una delicata follia, con un piglio personale, moderno e unico per l’epoca. Nato a Torino il 17 novembre 1906, dove crebbe, studiò e come  si dice si formò: l’Istituto Sociale dei Gesuiti, ebbe per lui una importanza fondamentale.

A Torino le sue grandi amicizie, una specie di parnaso: Piero Gobetti, Felice Casorati, Riccardo Gualino, Mario Bonfantini, Giacomo Debenedetti, Carlo Levi, Giacomo Noventa, Agostino Richelmy… Infine la gioia di essere tra i fondatori del Centro intitolato a Mario Pannunzio, di cui resse la presidenza per un ventennio.

Un bon vivant a tutti gli effetti, amante della tavola, delle donne, della letteratura, del cinema e del suo paese in tutte le sue sfaccettature ma senza farsi mai traviare dal senso del tragico. Vale la pena riaprire i suoi romanzi, ritrovare in quelle pagine un disegno di un’Italia che cominciava a cercare di conoscersi, di darsi un’identità più raffinata, colta, che desiderava vestire meglio se stessa; un’Italia che si voleva elegante, mondana, abbiente e proiettata verso il futuro.

Soldati ha saputo esserne il cantore acuto, comprensivo e sorridente dietro ai suoi baffi modellati di quel desiderio.

Cineasta di pregio, autore televisivo innovativo, critico d’arti, e incorreggibile appassionato del piacere e della cultura del cibo e del vino. Ha attraversato il Novecento in modo estremamente personale, da vero irregolare, restituendo all’esperienza del viaggio il punto di confluenza di un ricchissimo itinerario umano e intellettuale.

Scrisse di lui Sciascia. Soldati: rappresenta qualcosa che “e’ sulla soglia della felicita’…questo e’, esattamente definito, il mio sentimento di lettore, da quando, per la prima volta su “Il Mondo” di Pannunzio, lessi un suo racconto”. Bravissimo giornalista, e autore di programmi e inchieste televisive che hanno definito un’epoca, fuori dal truce politicamente corretto, oggi impensabile ma animato da un lucidi spirito civile e dotato di quel disincanto ironico, che sa guardare il mondo con divertimento

A ricordarlo come merita il 28 dicembre l’associazione “Mario Soldati” di Torino, ha organizzato un convegno dal titolo “Il racconto del gusto”, presso il teatro del Collegio San Giuseppe.

Lo fa in occasione del sessantacinquesimo anniversario della trasmissione RAI “Alla ricerca dei cibi genuini, viaggio nella valle del Po”, primo reportage enogastronomica italiano, vero documento d’importanza antropologica, che ri-affronta, con taglio multidisciplinare, il tema della narrazione del cibo, della ristorazione e del vino.

Mario Soldati fu un formidabile antesignano, interprete dell’identità nazionale che utilizzò come chiave di lettura per far conoscere l’Italia agli italiani.

Oggi il racconto del gusto è divenuto strumento di comunicazione, informazione, business e cultura. In questo convegno verranno analizzati i mezzi, le strategie e i protagonisti; partendo dalle origini per comprendere il presente e il futuro di uno scenario complesso e affascinante, sorprendente e competitivo.