nikeDopo aver aperto le porte al made in Italy in occasione delle Olimpiadi di Londra, la Nike raddoppia.
E per i mondiali di calcio previsti a partire dal prossimo giugno in Brasile, esibira’ le divise da passeggio di alcune nazionali sponsorizzate dal colosso di Portland realizzate ancora in Italia e ancora dalla stessa azienda, la Pattern di Collegno.
Lo ha reso noto Luca Sburlati, general manager dell’azienda fondata nel 2000 da Fulvio Botto e Francesco Martorella, dopo l’esperienza del Gruppo finanziario tessile Gft, in occasione di un incontro promosso dalla societa’ di revisione legale Revi.Tor, . Si tratta delle divise delle nazionali di Inghilterra, Brasile e Usa, che rappresentano i mercati di sbocco piu’ importanti per l’azienda statunitense.
“Qualche tempo fa – racconta Sburlati – è arrivata da noi una delegazione della Nike con cinque top manager che ci hanno detto: noi abbiamo bisogno di fare una cosa strana, il percepito del nostro marchio e’ cambiato, ci sono concorrenti come Adidas che si stanno posizionando in maniera piu’ alta. Noi dobbiamo lanciare per le Olimpiadi di Londra un capsule, una piccola collezione flash, che deve essere assolutamente made in Italy.
Non aveva mai fatto nulla Nike prima in Italia – prosegue Sburlati – Noi gliel’abbiamo proposta e poi gliel’abbiamo prodotta, si chiama Nsw, prodotta in piccoli numeri, come una formula Uno rispetto alle vetture di serie.
Qualche mese fa sono tornati e ci hanno detto: l’anno prossimo, cioe’ quest’anno ci saranno i mondiali di calcio, abbiamo bisogno di vestire le tre piu’ importanti nazionali al mondo cioe’ l’Inghilterra, il Brasile e gli Usa, importanti da un punto di vista di mercato per loro naturalmente, non dal punto di vista calcistico.
A Torino produrremo le divise, le faremo noi , ci hanno mandato il loro stilista e viene una volta al mese da noi per vedere l’avanzamento dei lavori.
Dal punto di vista del prodotto per loro è poco, ma dal punto di vista dell’immagine è tutto”Sburlati spiega il segreto di questo successo di un’azienda , ha sottolineato, il cui nome arriva ai grandi marchi solo attraverso un passa parola dei loro uomini chiave anzichè da una strategia di comunicazione, proprio perchè un marchio Pattern non esiste .
“Da una parte – spiega – c’è la grande competenza delle persone, modellisti, che sono i nostri ingegneri, sarte, e gestori del prodotto, che e’ esclusiva, non si trova da una altra parte un processo verticalizzato di ingegneria e di modo di produzione di alto livello. In secondo luogo c’è l’avere investito in tecnologia”. Con queste due cose “molto semplici ma complesse da gestire”, dice ancora Sburlati Pattern è un’azienda in controtendenza, con gli ultimi tre anni..(Alinews)

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