A pochi giorni dal rapporto redatto da Omnia Torino, Associazione di Promozione Sociale, dove i dati raccontano che i giovani torinesi non si possono descrivere propriamente entusiasti della città, si evince che uno su due vorrebbe trasferirsi altrove, le decisioni odierne riguardo all’abolizione dell’App18 forse li porteranno a varcare i confini nazionali. Non che non lo facciano già. I numeri degli expa che in altri paesi trovano opportunità lavorative, con stipendi adeguati, sono un reggimento. Il nostro paese che li ha formati al meglio sorvola con la massima indifferenza sulla loro diaspora, in particolar modo sembra rasserenarsi quando a fare la valigia sono gli umanisti. Devono aver scordato in qualche segretaire dove nacquero quelle astruse discipline così poco pratiche.

Non c'è niente di Bonus

Per entrare nello specifico. La modifica apportata dalla maggioranza alla Legge di Bilancio è un emendamento che cancella la misura 18App, ossia un bonus pari a 500 euro che lo stato elargisce a tutti i neodiciottenni italiani. Bonus pensato affinchè i ragazzi possano acquistare libri, biglietti per cinema, teatri, musei e siti culturali, abbonamenti a quotidiani e periodici, uno strumento quindi che permette ai giovani di avvicinarsi alla cultura.

Non c’è niente di Bonus nell’avere diciotto anni 

Un’iniziativa che adesso, però, pare destinata a non avere ulteriori sviluppi: a firmare l’emendamento per la sua abrogazione sono stati i deputati Federico Mollicone (Fratelli d’Italia, neoeletto Presidente della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione alla Camera), Rossano Sasso (Lega) e Rita Dalla Chiesa (Forza Italia), preferendo destinare tali risorse, ovvero 230 milioni di euro, ad altri comparti della cultura, tra cui, pare, il mondo dello spettacolo.

Non c'è niente di Bonus

Molte le “levate di scudi” un modo di dire preso dal mondo militare antico, che sparirà presto avanti di questo passo, del mondo della cultura sulla proposta di taglio.Preoccupa – dice il presidente di Confindustria Cultura Italia, Innocenzo Cipolletta –18 App è uno strumento fondamentale per stimolare i consumi culturali di tutte le tipologie: grazie a questo incentivo i 18enni di ogni anno comprano libri, musica, cinema, audiovisivi, giornali, ingressi a musei e mostre. I risultati, innegabili, sono stati molto positivi, tant’è vero che anche altri Paesi hanno questo dispositivo, Francia, Spagna e adesso Germania ci hanno copiato mutuando questo approccio. Il rischio quindi è di penalizzare ancor prima delle nostre industrie i giovani consumatori, sempre più avvezzi a questo incentivo, che sono altresì chiamati a una autonoma gestione delle proprie scelte culturali, come in un rito di passaggio”.

Non c'è niente di Bonus

Ad essere precisi, l’emendamento non dovrebbe decapitare i fondi destinati alla cultura, ma trovargli una diversa ricollocazione. Le ipotesi in gioco sarebbero: i 230 milioni di euro di 18App andrebbero al welfare per i lavoratori dello spettacolo; 15 milioni verrebbero destinati al Fondo per il libro, 30 milioni alle Biblioteche, 2 milioni annui al Fondo per le rievocazioni storiche (per la “Girandola” di Roma), 40 milioni (a partire dal 2023) al FUS – Fondo Unico per lo Spettacolo, che adesso diventa Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo. Gli altri fondi sarebbero poi indirizzati ai musei statali, ai carnevali storici e all’istituzione della “fondazione di diritto privato denominata ‘Fondazione Vittoriano’, con compiti di gestione e valorizzazione del Complesso del Vittoriano”, oltre alle iniziative per celebrare il 150esimo anniversario dalla nascita di Guglielmo Marconi.

Insomma l’eterna coperta corta della cultura. Si toglie da una parte e si prova a venire incontro ad altre esigenze.

Chissà se privare di 500 euro i neo diciottenni, in un paese gerontocratico, a bassissima natalità e che innesta la voglia di scappare via il prima possibile ai ragazzi sia un’idea portentosa, utile. Giovane. Matteo Renzi, che introdusse questa riforma, invita via social a firmare un appello per fermare la sua abolizione e sottolinea che probabilmente i soldi per la cultura andranno a rinpinguire le casse vuote delle squadre di calcio di serie A.

Il circenses ha storicamente sempre avuto la meglio. Per saperlo basta aprire un libro.