L’inquinamento atmosferico è una delle principali cause delle malattie respiratorie non trasmissibili, in particolare di quelle croniche. L’impossibilità di individuare le proprietà di un ambiente inquinato ci obbliga a cercare ogni possibile ruolo patogeno delle sostanze presenti nell’atmosfera ed evidenziare le inquinanti come responsabili di effetti nocivi per l’uomo.
L’inquinamento dell’aria un tempo era circoscritto alle sole città, ora con l’aumento dei trasporti, gli allevamenti intensivi è rapidamente diffuso coinvolgendo anche gli ambienti rurali. Può infatti essere trasportato per lunghe distanze e le reazioni fotochimiche possono generare inquinanti secondari come l’ozono: non si ha più quindi la distinzione di città sporche e campagne pulite come un tempo. L’inquinamento dell’aria include centinaia di agenti inquinanti e solo alcuni possono essere ben monitorati, anche a causa di effetti dinamici dovuti alla temperatura, all’umidità ed alle condizioni climatiche.
Gli inquinanti atmosferici si classificano quindi in primari e secondari. I primari sono quelli emessi direttamente da processi umani come il monossido di carbonio dato da un veicolo a motore o l’anidride solforosa da una fabbrica. I secondari si hanno dalla reazione chimica tra i primari e l’atmosfera come l’ozono. E’ importante sottolineare che i composti dello zolfo e dell’azoto sono potenzialmente acidificanti ed essere dannosi per gli ecosistemi terrestri ed acquatici. L’inquinamento da particolati poi (PM) è una complessa miscela di particelle e goccioline estremamente piccole ed è formato da una serie di componenti acidi (nitrati e solfati), composti organici, metalli e particelle di terra e polvere. Infine vi sono gli inquinanti organici persistenti (POP da Persistent organic pollution) resistenti alla decomposizione operata dall’ambiente attraverso processi chimici, biologici e fotolitici. Il pericolo è il bioaccumulo nelle catene alimentari con forte impatto sulla salute umana. Tra i POP vi sono i pesticidi (DDT).
I livelli e i trend delle emissioni in Europa sono riassunti in un rapporto annuale della Convenzione dell’Unione europea sull’inquinamento transfrontaliero a lungo raggio (LRTAP) e valuta SOx, NOx, CO, PM10, PM2,5 e POP. Il trasporto stradale e le industrie di produzione sono la più importante fonte di NOx e PM10, PM2,5. Il settore di produzione di energia e riscaldamento invece è la fonte di SOx . Particolarmente preoccupante sono i livelli di Ozono e di PM che colpiscono le aree urbane. Le concentrazioni giornaliere di PM superano i criteri dei limiti ormai quotidianamente e l’esposizione media a lungo termine è importante nella valutazione dello sviluppo di problemi sanitari cronici. Mentre il valore limite dell’Unione europea per i PM10 è di una media annua di 40 µg*m-3, il valore target dato dall’OMS però è di 20 µg*m-3.
Respirare è l’azione indispensabile per la vita umana e nel nostro organismo entra più aria di qualunque altra sostanza. L’uomo è però esposto a sostanze inquinanti per l’emissione di industrie, riscaldamento e traffico. Sostanze che poi restano in atmosfera creando la cappa di inquinamento (gas e particolato). Che provoca danni per la salute. Nel 2006 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha formulato delle Linee guida sulla qualità dell’aria (WHO Air Quality Guidelines, 2006) che i Governi e le istituzioni dovrebbero rispettare avendo la responsabilità di garantire il diritto fondamentale di ogni individui a respirare aria pulita. Il rischio di esposizione a diversi livelli di aria di scarsa qualità è una violazione del principio di giustizia ambientale. Anche bassi livelli, ma costanti di esposizione possono essere rilevanti sulla salute con patologie non sempre immediatamente correlabili: un infarto del miocardio provocato da inquinamento non è distinguibile da un infarto provocato da un qualunque fattore di innesco di una trombosi. Inoltre la salute è un risultato di molteplici fattori esogeni ed endogeni che interagiscono in maniera complessa.
(I parte) Tratto da ERS European Respiratory Society

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