Una Principessa o un Principe come Sindaco per Torino ?

C’è una gran voglia di primo cittadino. Se ne parla ovunque. Affrontano l’argomento irreprensibili criminali e integri tributaristi, autisti dal doppio cognome e circensi part time; auspicano e suggeriscono ipotesi artisti e canoisti con similitudini ilari o malinconiche e tutti, nessuno escluso, butta con disinvolta indifferenza, fuori dal centro del discorso, le periferie.

Sindaco per Torino

Quei conglomerati di discola e indisciplinata urbanistica coerentemente maltrattata con ferrea convinzione da ogni amministratore pubblico che ambisca ad un’aiuola di cementizio rispetto.

Nei programmi svetta il lavoro da creare come una chimera o un fantasy da seguire su Netflix in puntate dal plot originale e impraticabile. La mitologia delle start up, degli incubatori per sopperire agli incubi del disagio, dei poli universitari che spopolano le case in affitto per imbottigliarsi nel prometeico quadratino didattico da zoom a microfoni aperti e chiusi.

Del futuro Sindaco della città ne parlano persino i giornali, quasi tentati di prendere sul serio la questione, si spingono a dare voce a sedicenti esperti che mai verranno ascoltati: nel bene e nel male.

La questione raggiunge di malavoglia remote sezioni di partito ancora non inciampate dentro al virtuale feisbucchiano dove non ci si incontra più però si risparmia sull’affitto. Stuzzica come punta di piuma colorata le cosiddette associazioni. Rispondono all’appello della partecipazione litigando condominialmente in un buon italiano fino a che volano solamente coriandoli.

E’ l’argomento principe e il conseguente speculum principis è il degno corollario. Ossia l’elenco di virtù, qualità e ingegno che il novello principe/principessa dovrebbe non solo possedere ma portare in dote alla città.

Sindaco per Torino

Imprenditore e manager, contorsionista e ballerino, esperto di finanza come di farfalle rare, politico di lungo corso e corsivista sagace, civil servant o attaché culturale ma in ogni caso un super partes senza bandiere o simboli riconducibili a qualsivoglia storia politica.

Insomma un individuo nuovo; ambientalista, orientalista, antirazzista, animalista, europeista, pacifista, femminista, ottimista e all’occasione cautamente conformista.

 

 

Che sappia surfare sulle onde previste dal meteo degli esperti del Covid, riconosca con un solo sguardo al cielo temperature, irraggiamento solare, inquinamento e qualità dell’aria del consiglio comunale, venti di scissioni, rialzi delle delibere o la precipitazioni di pigri e già visti scandali amministrativi e privati insieme a qualche perla opaca uscita dal passato mai discusso per mancanza del sale di fatti salienti.

In questo bailamme più Goldoni che Ganduja e Giacometta, non si trova da nessuna parte il disegno sgualcito di un progetto perseguibile, la fanfaluca di un sogno, un’ambizione dignitosa, un gesto coraggioso e interessato, l’ipotesi avventata ma affascinante a cui aderire, l’affetto il sentimento, la passione il bene altruista, generoso, nobile che questa prima capitale ancora si merita e che sarebbe ora si presentasse alla porta.

Come in quei regni resi caliginosi, avviliti e deprivati da un incantesimo post industriale occorre che arrivi un Principe o Principessa, con almeno una lettura sommaria del Macchiavelli, animato da umiltà e determinazione e una voglia misteriosa e apotropaica di sobbarcarsi il compito e portare la città fuori dalle nebbie, rendendola più europea, vitale, confortevole ed ospitale con un progetto luminoso, duraturo e insperato.

Andrebbe bene anche un principe piccolo, un Piccolo Principe soprattutto se avesse la stessa delicatezza sociale e statura filosofica di quello di Saint-Exupèry. Ma questo è chiedere davvero troppo.