“Il silenzio delle cose. Vanitas, allegorie e nature morte dalle collezioni italiane”

Strumenti
Vanità/Vanitas” è un interessante esperimento proposto al Museo Ettore Fico fino al 28 febbraio 2016.
La mostra sviluppa il tema del passaggio tra la vita e la morte a partire dalle trasformazioni esteriori cui sono soggette le cose. Racconta la vanitas in Italia attraverso una raffinata selezione di oltre cinquanta opere di grandi maestri realizzate tra la fine del XVI secolo e il XVIII secolo che affrontano il tema della caducità della vita e l’essenza effimera delle vanità umane.
L’importante nucleo di opere è messo a confronto con una selezione di lavori di artisti contemporanei internazionali, provenienti dalla donazione di Renato Alpegiani. Trentasei gli artisti presenti in mostra con fotografie, installazioni, sculture e dipinti, da Carol Rama a Danh Vo, da General Idea a Thomas Saraceno, da Santiago Sierra a Maria Lai.

LucaPozzi

Luca Pozzi ridisegna la facciata del Museo Ettore Fico. Immagine del grande progetto creato con il CERN di Ginevra

Il percorso si apre con una grande opera dell’artista milanese Luca Pozzi che rientra nella sezione The Messengers of Gravity , sezione composta da tre opere; la prima, Wilson Tour Majestic, installata sulla facciata del museo:  un telo di PVC stampato a getto d’inchiostro (di 6 x 27 metri) raffigurante “il più grande rivelatore di particelle del Large Hadron Collider di Ginevra, davanti al quale sono state fotomontate in post-produzione digitale delle palline da tennis giganti volutamente distorte. La più ambiziosa macchina mai costruita dall’uomo – destinata a sondare i misteri dell’universo facendo scontrare fasci di particelle a energie vertiginose – diventa una sorta di ponte dimensionale tra due spazi e due discipline: l’arte e la scienza”.
Tra i capolavori esposti si segnala il Piatto di pesche di Ambrogio Figino (la prima natura morta dipinta in Italia intorno al 1591- 1594), la sensuale Allegoria della vita umana di Guido Cagnacci, il melodrammatico Suicidio di Lucrezia del maestro del barocco fiorentino Cesare Dandini, la Composizione di strumenti musicali e mela del bergamasco Evaristo Baschenis e la splendida coppia di tele del misterioso “Maestro della Vanitas”, pittore di probabili origini transalpine attivo tra Roma e Napoli nel terzo quarto del XVII secolo.
Tutto riconduce, sia nell’arte antica che nelle opere contemporanee, al file-rouge della mostra che è completata da dodici fotografie di Fred Goudon esposte per la prima volta a Torino e che ritraggono i principali atleti del rugby internazionale in momenti di riposo, catturando l’atemporalità della bellezza.
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ORARIO: da mercoledì a venerdì 14 – 19; sabato e domenica 11-19
Per info www.museofico.it