caso_staminaLa procura di Torino ha comunicato la chiusura indagini per l’inchiesta Stamina, il trattamento di cure con il trapianto di cellule staminali introdotto da Davide Vannoni per i malati di patologie considerate senza speranza.
A quanto si apprende gli indagati sarebbero una ventina e una decina i capi d’accusa tra cui l’associazione per delinquere, la truffa, la somministrazione di farmaci pericolosi.
L’inchiesta, condotta dal pm torinese Raffaele Guariniello, riguarda innanzitutto Vannoni presidente di Stamina foundation, a cui viene contestata appunto tra gli altri reati, l’associazione a delinquere, e il suo numero due nella fondazione il dottor Marino Andolina.
Nell’inchiesta sono stati coinvolti neurologi, biologi e piu’ di recente medici degli Spedali di Brescia, che hanno avviato la terapia con cellule staminali. Secondo gli inquirenti dietro la onlus di Vannoni stava una vera e propria organizzazione che aveva l’obiettivo, attraverso la somministrazione di cure, bocciate dalla comunita’ scientifica, di lucrare sulla speranza di malati gravissimi e delle loro famiglie.
A loro, ritiene la procura, la Fondazione chiedeva contributi di diverse decine di migliaia di euro, che dovevano pero’ figurare come donazione.
Tra gli indagati figura anche Gianfranco Merizzi, patron del gruppo Medestea padre della linea Cellulase, un integratore alimentare poi bloccato sempre dal pm Guariniello, a cui Vannoni avrebbe garantito i diritti per commercializzare Stamina all’estero.
Nell’elenco anche Ermanna Derelli, direttore sanitaria degli Spedali Civili di Brescia. Mauro Delendi direttore generale dall’aprile 2007 all’aprile 2010, del Burlo Garofolo di Trieste, una delle strutture utilizzate da Stamina, e ora direttore generale dell’ospedale Santa Maria degli Angeli di Udine e il responsabile dell’ufficio sperimentazione clinica dell’Aifa Carlo Tomino che aveva dato il via libera alla sperimentazione a Brescia, mancando di controllare le autocertificazioni prodotte da Vannoni, secondo il pm , false o fallaci.
Un centinaio i pazienti sottoposti a trattamento, una quarantina i donatori di cellule. Una mezza dozzina le strutture utilizzate dall’organizzazione di Vannoni che e’ indagato anche per esercizio abusivo della professione medica: dal laboratorio scantinato di via Giolitti 41 a Torino, a quello denominato “Re Wind Biotech” nella repubblica di San Marino, alla cinica Lisa di Carmagnola, agli Spedali di Brescia, a tre locali messigli a disposizione dall’Istituto Burlo Garofolo di Trieste, fino alla sala operatoria del reparto di neurochirurgia dell’ospedale generale di Zona Moriggia Pelascini di Gravedona (Como) struttura privata convenzionata consigliata da Vannoni per il carotaggio osseo.
Un’attivita’ condotta per anni secondo l’accusa in assenza di requisiti autorizzativi, senza rispettare norme di qualita’ e sicurezza, nel segno della mancanza di trasparenza, (e per la quale venne presentata al ministero della salute ai fini dell’avvio della sperimentazione una documentazione elaborata da Wikipedia), e anzi della segretezza, malgrado il forte impatto mediatico, priva di qualsivoglia pubblicazione scientifica “atta ad indicare le caratteristiche del metodo Stamina” che impediva la comprensione sulla natura e l’attivita’ dei trattamenti effettuati. I pazienti dice in sintesi il pm venivano trattati come cavie. Inconsapevoli di ogni rischio che la cura poteva provocare. (Alinews.it)