VIA DELLE MAGNOLIE XI

Mentre marzo scivola, come sua abitudine, in aprile, la famiglia Boscolo si prepara con efficienza paramilitare all’arrivo di Jeremy. Ecco Claudia e Stella Marina che in una sera di martedì stanno trasportando casse e scatoloni dalla mansarda all’alloggio del terzo piano, aiutate da Natasha e Dimitri, che non hanno capito niente di quello che sta succedendo ma apprezzano il casino: da due giorni si mangiano panini e pizza, e tutti fanno avanti e indietro fra le case, tanto che Natasha e Dimitri stessi non capiscono più bene dove abitano e spesso finiscono in letti, tavole o televisioni che non sono le loro, tipo Biancaneve o Riccioli d’oro.
“Stemarì, “ chiede Claudia mentre insieme alla cugina monta un armadio molle dell’Ikea, quelli bianchi con la cerniera che costano 14 euro. “Io non ti capisco. Cioè, vieni a vivere qua che neanche in un campeggio, devi lasciare quasi tutta la tua roba negli scatoloni, molli la mansarda arredata con le tue cose a quello.. e perchè? Per cosa? Per un uomo!”
Dovreste sentire il disprezzo, il disgusto che Claudia mette in queste quattro lettere.
“Fin quando non divento gay, altro non posso fare,” ribatte Stella Marina, che si rende conto con un brivido di angoscia che dentro Vuku potrà appendere al massimo 15 grucce.
“Ma dai! Che sarà mai questo Lorenzo? Okay, assomiglia un po’ a Banderas giovane, però..”
“ Claudia, ne abbiamo già parlato. Non è che perchè tu sei stata fregata da Fede tutti gli uomini sono delle merde. Fede è una merda. Punto.”

Via delle Magnolie 11
Un attimo di silenzio, dedicato al ricordo di Federico Vidussi, il motivo per cui Claudia ha lasciato Bassano del Grappa e la sua famiglia, nonché amiche e corteggiatori, per trasferirsi a Rubèria a casa degli zii. Giovane meccanico co-proprietario dell’Officina Vidussi & Pulfero (Pulfero è l’elettrauto) , Federico si è sposato con un’altra mentre era fidanzato con Claudia, uno sgarbo a cui è difficile passare sopra.
Per evitare che la figlia commettesse reati da ergastolo tipo l’omicidio, Pasquale l’aveva spedita a casa del fratello, con le seguenti istruzioni: “ Tienila lì finchè le passano i bollori, Bepi.” Giuseppe e Iolanda avevano colto al volo l’occasione di mettere qualcuno a vivere con nonna Maddalena, et voilà, fatto. I bollori erano passati, ma Claudia aveva trovato lavoro a Rubèria, e dopo due anni era ancora lì.
“Meglio,” diceva sua madre al telefono con Jolanda. “Meglio se non torna che la moglie di quello ha appena scodellato due gemelle. Capace che fa fuori pure quelle.”
Infatti Claudia ha un temperamento ardente e irruente, come ben sanno quel paio di ragazzi che ha strapazzato in questi due anni, usandoli e buttandoli come carte del chewing gum. Non si è più innamorata, e considera con irritata compassione lo stato romantico di sua cugina.
“ Si ma questo è fidanzato! Con quella specie di faina che sicuro come l’oro lo frega! E se Ludovica viene a convivere al secondo piano e a casa tua c’è il cugino Jeremy, tu dovrai restare PER SEMPRE con me e nonna, ti rendi conto?”
Stella Marina si rende conto. Si rende conto che sta rischiando a palla. Tipo in quei film con Paul Newman o Tom Cruise in cui la gente gioca a poker o altri passatempi d’azzardo, e siamo già a un’ora e venti dall’inizio, e loro puntano tutto in un’unica mossa pericolosissima che o va bene oppure non si capisce perchè hanno girato quella storia.
“ Non succederà. Sarò io ad andare a vivere al secondo piano con lui. Perchè vedi..”
Stella Marina posa la brugola, e anche Claudia posa il tubo A che non ne vuole sapere di entrare nel connettore B, e si siedono per terra, con la naturalezza delle ragazze, e più precisamente delle cugine, che perdono tempo a chiacchierare.
“Perchè vedi, io credo che un sentimento così forte non può essere sentito solo da una parte. Ha l’eco. Per forza. Da qualche parte risuona pure dentro Lorenzo. Dobbiamo solo prenderci il tempo di capirlo, e adesso che viene la bella stagione, lo prenderemo. Una sera in giardino, un pomeriggio sul terrazzo sopra… lo prenderemo.”
“Il terrazzo sopra non ce l’avrai più. Ora ce l’avrà l’americano.”
Stella Marina sospira, pensando a quel piccolo, incantevole terrazzino sul tetto, il bonus della mansarda.
“Non importa. La cosa importante è che per vincere bisogna giocare, e io gioco.”

Un’altra che per vincere gioca è sua cognata Giulietta, che in questo momento sta parlando in videochiamata con suo marito Carmine, colto mentre aiuta la signora Borrello sulla cyclette ellittica. Natasha e Dimitri finalmente dormono nei loro letti, circondati da giocattoli in disordine, vestiti stropicciati, compiti non fatti, e vecchi plumcake nascosti negli angoli. La loro mamma è invece linda e incantevole con un pigiamino da brava bambina stampato a orsetti.
“Ciao amore! Volevo salutarti!”
“Ciao Giuli, guarda adesso non posso proprio, vedi che sto lavorando con la signora Borrello… saluta la signora Borrello…”
“Ciao signora Borrello!”
“Chi è! Cos’è!” strilla affannatissima la Borrello, che sta cercando di tenere in equilibrio il suo sovrappeso sul sellino della cyclette.
“E’ mia moglie, Giulietta! Se la ricorda?”
“ Posa quel cazzo di telefono non ti pago per stare al telefono con tua moglie! “
“Scusa Giuli, appena finisce l’ora ti chiamo.”
“Scusa tu, tesoro. Ciao ciao!”
Giulietta riattacca, e sospira. Ha quaranta minuti buoni. Calcolandone dieci di riserva sicurezza, resta mezz’ora. Piano piano, va alla porta dei bambini e la chiude a chiave. Un gesto semplice, ma efficace: se si svegliano, non potranno uscire di soppiatto dando il via a tutta una serie di conseguenze degne di un film svedese. Strilleranno, e lei andrà, e li tranquillizzerà.
Poi prende il cellulare, fa un numero e trova occupato. Che nervi. Aspetta un attimo e riprova. Occupato. Aspetta un attimo e riprova. Va avanti così per parecchi attimi, finchè finalmente è libero.
“Ma sei scemo!” investe l’interlocutore. “Abbiamo mezz’ora scarsa e tu butti il tempo al telefono? Con chi eri?”
“Con Ludo, voleva a tutti i costi venire, ci ho messo un po’ a convincerla che sono stremato. Però, guarda, io credo che sarebbe meglio..”
“Si, si, certo,” lo interrompe lei. “ Come no. Dai, scendi, sbrigati, ci sono rimasti venticinque minuti.”

 

Quando trenta minuti dopo Carmine rientra, sua moglie è chiusa in bagno a canterellare.
“Ciao amore! Sono a casa!”
“Evviva!” trilla Giulietta, che è di ottimo umore perchè i tempi sono stati rispettati alla perfezione, e soprattutto perchè la prestazione di Lorenzo, questa sera, è stata di livello. Decisamente di livello. Era partito male, ma poi ha avuto un guizzo, e un’impennata. E quando al guizzo si associa l’impennata, il risultato a casa te lo porti.

Claudia Boscolo è una donna di molte qualità: è affettuosa, ha buona memoria, è abile risolutrice di “incroci obbligati”, ha forza fisica, non si spazientisce se deve stare in coda. Tra queste qualità però non si annoverano la discrezione, il riserbo, la riluttanza a comunicare i fatti altrui. Eccola quindi al BAR LUME, l’accogliente caffetteria di fronte allo studio Romagnosi, Romagnosi & Lamberti, che intrattiene Gabriele Lamberti con una versione legalizzata delle ultime novità di via Magnolia 11.
“ Siamo tutti sottosopra, perchè arriva questo cugino dall’America, e Stella Marina scende a stare da noi.”
Niente, sul viso di Gabriele, lascia trasparire la piccola spina che gli si pianta in cuore ogni volta che sente nominare la sua ex fidanzata. E’ un uomo energico, con gli zigomi alti e il naso sottile, capelli scuri e movimentati, e mani nervose che in questo momento stringono appena un po’ più del normale un bombolone alla crema. Questo hanno in comune lui e Claudia, questo li unisce ogni mattina al Bar Lume: la predilezione per una colazione ricca di zuccheri. Lui bombolone, lei cornetto alla nutella.
“ E perchè, scende da voi? “
“Perchè lascia casa sua a Geremi, così si chiama il tipo. Lo facciamo per ospitalità, sai com’è. Deve stare qualche mese in Italia, è parente, mica potevamo mandarlo in albergo.”
“Poteva ospitarlo Carmine, che ha la casa grande.”
Claudia sospira. “Da Carmine? Coi bambini? Quella non è ospitalità, Gabriele, è un dispetto. Comunque a Stemarì non dispiace. Perchè vedi…”
Claudia esita. Glielo dico, o non glielo dico, che ora mia cugina ama un altro? Massì che glielo dico, a questo puzzosottoilnaso che se l’è fatta scappare per un tradimento da niente.
“ L’alternativa era buttare fuori l’inquilino del secondo piano, un ingegnere, vedessi che figo, e simpatico pure, guadagna bene, educato… e a Stella Marina spiaceva. Sai…”
Claudia assume quel tono fintamente partecipe che spesso usiamo quando stiamo per rifilare una coltellata a qualcuno. Compresa mano sul braccio e lieve inclinazione del corpo a indicare affettuosa intimità. E’ una tecnica messa a punto dai Borgia, e tramandata attraverso i secoli.
“ Sai… credo che ci stia facendo un pensierino. Per questo le spiaceva mandarlo via. Incrocia le dita, che se va bene prima o poi mangiamo i confetti.”
“Mangiamo chi?” Gabriele è a dir poco brusco.
“ Pure te, dai… vi porto le bomboniere in studio.. dopo tutto sei un ex.. magari ti invita pure alle nozze..”
La risposta dell’avvocato Lamberti è un vago sorrisino di compatimento, poi paga, anche per Claudia, e se ne va, lasciando il bombolone smangiucchiato nel piattino.
Claudia osserva il bombolone abbandonato con un mezzo sorriso, e finisce il cornetto, con gusto particolare.

Quel pomeriggio, tornando a casa, l’avvocato Lamberti sente di aver bisogno di fare un po’ di spesa alla Coop. Rubèria è piccola, come abbiamo detto, ma oltre alla Coop vanta altri supermercati, e perfino un centro commerciale fuori porta, e finora Gabriele ha sempre evitato il luogo di lavoro di Stella Marina. Lungo il tragitto, breve, tra lo studio e casa sua, c’è una ottima Conad, ad esempio. Ma in questo giorno di aprile si organizza un alibi mentale per andare dove vuole andare fingendo di andarci per caso. Passo in libreria, pensa, a vedere se è uscito il nuovo Jeffrey Archer. La libreria è situata proprio nei pressi della Coop! Ma dai! E lui ha proprio bisogno di una busta di cime di rapa surgelate, prodotto che, per misteriosi motivi, vendono soltanto lì.
Entra, e la vede subito, lì alla cassa sei, con il grembiule verde. Fortunata è la cassiera che ha i capelli rossi, se deve indossare un grembiule verde!
Con il cuore leggermente accellerato, l’avvocato va dritto al banco dei surgelati, afferra tre buste di cime di rapa, e già che c’è una vaschetta di gianduja di Pepino, e si mette in coda alla cassa Sei, nonostante la Tre sia aperta e presenti un solo cliente. Per darsi un tono, ricorre al classico trucco del telefonino: lo tira fuori e armeggia, mentre il sangue gli batte sempre più forte nelle orecchie, e una voce irritata gli sibila nel cervello:
“Ma sei scemoooo… vi siete lasciati da più di un anno… è una stronzetta pretenziosa che ti ha tradito con uno che ripara freezer… che ti frega se adesso vuole sistemarsi con un ingegnere. Ma che si sistemi! Piuttosto, perchè domani non chiami la dottoressa Piccinini, che ieri ti ha infilato in tasca il suo biglietto da visita dopo l’udienza?”
“Perchè un gesto così volgare non lo vedevo dai tempi di Sex and the City,” ribatte Gabriele, che spesso discute con la sua vocina interiore. Ma non c’è più tempo, ormai tocca a lui..ci siamo… aiuto…
Butta le tre buste e la vaschetta di gelato sul nastro della cassa, alza gli occhi a guardare Stella Marina, e Stella Marina alza gli occhi a guardare lui.
“ E’ dimagrito,” pensa lei.
“Ha i capelli più lunghi,” pensa lui.
“Lorenzo è molto più bello,”pensa lei.
“ Si trucca gli occhi,” pensa lui.
“Oh, ciao,” dice lei.
“ Ehi.. come va?” risponde lui.
Lei batte gli articoli, annuncia il prezzo, chiede se vuole un sacchetto.
“Ehh..si. Tutto bene?” insiste, visto che lei non ha risposto alla sua domanda.
Stella Marina gli rivolge il sorriso strepitoso che lo aveva già fatto innamorare una volta.
“Benissimo grazie. E tu? I tuoi?”
“ Si, si.. bene, grazie.”
E’ nel pallone. Questo avvocato noto per l’estremo raziocinio e l’apparente mancanza di empatia, in questo momento è composto da vortici e vuoti, come succede agli adolescenti innamorati, e non sapendo più né parlare né ragionare, paga, prende le sue cose, e scappa.
Stella Marina lo guarda andare via, come se fosse un sogno che evapora al risveglio.

 

“ Perchè vedi, dei consigli della nonna non se ne può più. E’ piena la rete. E pure le ricette della nonna, i rimedi della nonna, la nonna canterina, la nonnina ballerina, c’è di tutto. E non parliamo delle nonne sexy.. pieno così. “
“ Ma Miss Nonna? La fanno Miss Nonna? E se organizzassimo noi il concorso?”
Stella Marina e Maddalena sono davanti al Mac, e alla pagina Instagram della nonna. Nonostante abbia postato, oltre alle famose babbucce a punto riso, molte foto di piatti succulenti, il video in cui si tingeva i capelli di viola, una istantanea in bianco e nero di lei a 17 anni a Jesolo seduta su un pattino in un rudimentale bikini d’epoca, e lo schema dei passi della mazurka, i follower sono soltanto 602.
“ No.. ci vuole qualcosa di totalmente nuovo. Un’idea che apra una strada diversa alle nonne!”
“ Mettete gli omicidi di nonna Maddalena,” interviene, a totale sorpresa, Natasha, che sta facendo un puzzle insieme a suo fratello. Sono ospiti per qualche ora al terzo piano, perchè babbo è andato all’aeroporto e mamma chissà dove, e stanno ricostruendo una innocente immagine di Paperino, Topolino, Pippo e Pluto bebè che pasticciano con delle torte.
Nonna e zia si girano a guardare la nipotina, che nonostante un cerchietto a enormi fiori rosa e un vestito coperto di paillettes reversibili,è comunque implacabilmente priva di glamour. Le due parlano contemporaneamente.
“Cosa dici?” trasecola Stella Marina.
“Grande idea!” si entusiasma Maddalena.

Lasciamo questo piccolo distaccamento familiare a progettare gli omicidi di nonna Maddalena, e andiamo un po’a vedere cosa sta combinando Giulietta. Sono le nove di domenica mattina, e oggi, proprio oggi, è atteso il cugino Jeremy da New York. La mansarda del quarto piano, lustra e profumata, lo attende, e Carmine è andato a prenderlo a Malpensa. Giulietta non lo ha accompagnato, dicendo che non voleva perdersi la seduta di meditazione floreale.
“ Non è oggi pomeriggio?” ha chiesto suo marito.
“Questa settimana la facciamo di mattina perchè nel pomeriggio Giulebba ha un impegno. Meglio, no? Così oggi stiamo col cugino.”
Carmine fa una smorfia. Continua a pensare che non la passeranno liscia, e che il carcere sia dietro l’angolo, ma è l’unico a rispettare la legge in quella famiglia, perfino i suoi figli si sono allineati con entusiasmo, quando nonno Giuseppe ha spiegato ai bambini che se uno di loro si fosse mai fatto scappare col cugino che prima in mansarda ci abitava zia Stemarì, non avrebbero mai più guardato i cartoni fino a Natale prossimo.
Al volante della sua Cinquecento rossa, Giulietta arriva in una stradina periferica di Rubèria, dove la cittadina inizia a mischiarsi con i boschi. Rallenta davanti a una palazzina da tempo abbandonata, con un’insegna cadente che dice “ MARLE’ IL DOLCE PER TE”. Qui un tempo Giancarlo Marlè, il padre di Giulietta, produceva panettoni, frollini e dolciumi in genere, compresi i celebri Marletti, cioccolatini col cuore di rhum racchiuso in un ovetto di zucchero avvolto in tre strati di cioccolato in diverse gradazioni di amarezza. Ora Giancarlo e Loredana Marlè si sono ritirati in campagna, la Marlè Dolci per Te ha chiuso i battenti, e la palazzina resta lì, in attesa che qualcuno la compri al prezzo esorbitante richiesto. Nel frattempo, Giulietta ha la chiave, e la usa per i suoi scopi.
Arrivando, nota che la bicicletta di Lorenzo è già legata a una ringhiera, e le scappa uno sbuffo di nervoso. Che deficiente imbecille di uno. E se passa qualcuno che la riconosce? Quanti hanno una bici con gli adesivi dei Queen, in quel cavolo di posto? Gliel’ha detto cento volte di metterla dentro, ma niente, quello ha la testa di tufo, hai voglia a martellare, non ci entra nulla. Lei, invece, sa come fare: apre col telecomando il cancello, entra in cortile, e infila la macchina sotto una tettoia, invisibile agli occhi di chiunque tranne stormi di cicogne di passaggio.
Quando entra, sente la musica. Beh, almeno quello lo ha fatto. Lorenzo ha già attaccato le casse, e sta provando da solo, davanti al grande specchio che hanno fatto installare in uno dei laboratori.
“Ciao,” lo saluta succinta. Giulietta è una donna amabile, con tutti tranne che con Lorenzo, perchè il suo futuro dipende da lui, e dev’essere chiaro chi comanda.
“Ciao Giuli. Senti, guarda che stiamo sul filo del rasoio. Ieri sera ho sudato sette camicie per non dormire con Ludo. Mi sono inventato delle scuse veramente assurde, tipo che stamattina dovevo andare in un cantiere. Di domenica! E la Brioschi non ha cantieri, fa il caffè!”
Senza rispondere, Giulietta si avvicina un calendario appeso al muro, unico ornamento della stanza spoglia. Con il dito batte sulla data cerchiata in rosso, il 28 aprile.
“Mancano meno di venti giorni. Vogliamo mollare adesso? Ci sputi adesso, su venticinquemila euro?”
“ No,ma…”
“Ma cosa? Non perdiamo tempo, và, che è meglio. Oggi, proviamo la bachata sensual. E mettici un po’ di anima, per favore.”

Le Alpi! Ma sono fighissime! Ah, se solo l’uomo non le coprisse di spazzatura! O quello è l’Everest? Jeremy guarda dal finestrino le cime innevate mentre l’aereo inizia la discesa verso Malpensa, e sente il suo cuore ecologico battere all’unisono con quello di caprioli, leprotti, stambecchi, cinghiali e altri animali di montagna, minacciati dalla cieca incuria dell’uomo. “Cieca incuria dell’uomo” è una frase che trova magnifica, e se la appunta per usarla nel suo prossimo articolo per In Nature We Trust, il periodico on line a cui collabora. Il taccuino su cui la scrive contiene due oggetti, entrambi relativi al suo imminente arrivo in Italia. Una è la foto che gli ha dato nonna Antonia, quella dei cugini Boscolo al completo. Armato della foto e dei nomi, li ha cercati uno per uno sui Social, e in particolare ha cercato la cugina Claudia, che tanto lo ha colpito a prima vista. Jeremy ama Debra Lou, e le è sempre stato fedele, ma non c’è nulla di male ad ammirare, senza secondi fini, una procace parente italiana. Così, per entrare in sintonia con le usanze locali. L’uomo italiano, anche se fedele, ammira le altre, e lui, adesso, per qualche mese, deve essere il più italiano possibile. Non imporrò loro la mia cultura, ma plasticamente mi adatterò agli usi locali, pensa, cercando di calcolare la misura del reggiseno di Claudia.
Ripone la foto, e tira fuori il secondo oggetto. E’ un foglio più volte ripiegato, che una volta aperto risulta piuttosto grande, e contiene la planimetria in scala dell’alloggio situato al secondo piano della palazzina in Via delle Magnolie 11. Gliel’ha data nonna Antonia.
“Ecco qua, Geremi. Questo è l’alloggio nostro. Sta al secondo piano, 170 metri quadri, due bagni e un terrazzino. Buon viaggio.”

 

Durante il viaggio in macchina da Malpensa a Rubèria, Jeremy e Alvise non hanno difficoltà a trovare argomenti di conversazione. Intanto perchè appartengono entrambi a un ceppo genetico che non sa cosa siano le difficoltà di conversazione, e poi perchè Jeremy subissa il cugino di domande sulla famiglia, sia il ramo di Rubèria che quello di Bassano del Grappa, e soprattutto si informa sulle condizioni dell’alloggio, generando il panico nel cuore conigliesco di Alvise.
“Mi ha detto mia nonna che è in pessime condizioni. La cosa non mi spaventa. Però acqua, elettricità, gas, avete fatto riallacciare tutto, giusto?”
“Si si. Certo. No, guarda, lo abbiamo già un po’ rimesso a posto noi… vedrai che è meglio di come ti aspetti… ehhm.. e quindi aprite gli Starbucks a Milano?”
Questo rappresenta il quarto tentativo di cambiare argomento, in modo da evitare di evocare la collocazione precisa dell’alloggio. Finora Alvise ce l’ha fatta, e la fatale differenza fra “secondo piano” e “quarto piano mansardato” non è ancora emersa. La speranza è di riuscire a evitarne la menzione fino a quando saranno arrivati, dopo di che se la vedranno suo padre, sua madre, sua sorella e sua cugina: dopo tutto sono stati loro a inventarsi sto marchingegno, e quindi devono essere loro a cavarsi fuori dalle peste.
“ E tua sorella e tua cugina? Sono fidanzate?”
Jeremy non ci tiene a parlare degli Starbucks, inizierà a pensarci domani, primo giorno di lavoro.
“No, non sono fidanzate. Si sono mollate coi tipi e adesso sono single.”
Ah, pensa Jeremy. Non che mi interessi, ma comunque: Ah.

Si! Pensa Giulietta mentre sfreccia lungo le vie domenicali di Rubèria per tornare a casa, si! Finalmente quel babbeo di Lorenzo ha imparato una bachata decente, anzi, diciamo pure ottima, anche se a lui non lo direbbe mai, perchè quello va tenuto in un pugno di ferro, già si crede il meglio maschio della provincia, figuriamoci se gli faccio pure i complimenti. Però c’è. C’è. Non ho sbagliato, pensa Giulietta, quando l’ho scelto come socio ideale per vincere “ Dancin’ Italian Talent”, primo premio cinquantamila euro, proclamazione degli otto finalisti il mese prossimo. E loro sono già entrati tra i 32 semifinalisti, grazie a un sistema di selezione on line, basato sui video inviati dai concorrenti. Giulietta ripensa a quel giorno di dicembre in cui…DRIIN. Cellulare. Ludovica. Porcaccia miseria, meglio risponderle.
Giulietta accosta, perchè è una donna ligia e non parla al telefono guidando.
“Ohi, Ludo.”
“Giulietta non ne posso più. Ormai sono sicura. Lorenzo mi tradisce.”
“ Ma figurati! Dai! Perchè lo pensi?”
“Senti qua. L’altra sera si è rifiutato di vedermi dicendo che era stanco. Stanco di cosa? Che sta sempre in ufficio a fare niente. E ieri sera.. beh..ieri sera l’ha sparata così grossa che l’avrei ammazzato. Mi ha detto che non poteva dormire da me perchè stamattina doveva alzarsi presto per andare in cantiere!”
“Eh.. beh.. non può essere vero, scusa? Gli ingegneri quello fanno. Vanno nei cantieri.”
“Oggi è domenica, Giuli! E lui lavora nell’ufficio tecnico della Brioschi! Non va nei cantieri!”
“Che ne sai?” Giulietta cerca di pensare freneticamente qualcosa che plachi Ludovica. Ha bisogno che stia tranquilla, e che non crei difficoltà, perchè Lorenzo ha il sistema nervoso di porcellana di tutti gli uomini egocentrici, e se quella gli pianta casino lui crolla, e ciao concorso. “ Magari devono aprire uno stabilimento nuovo. “
“Me lo avrebbe detto! “
“ Scherzi? C’è il segreto industriale, cioè, metti che quelli della Lavazza scoprono che la Brioschi apre uno stabilimento nuovo a.. tipo a Verbania.”
“E quindi?”
“E quindi..zac.. lo vogliono aprire pure loro. E invece devono trovarselo davanti a cose fatte, e pensare: Minchia! Quelli della Brioschi hanno aperto uno stabilimento nuovo a Verbania! Averlo saputo!”
Ludovic non è convinta. “Si, vabbè, ma a me potrebbe dirlo.”
“ Eh no. Non può. Devono tenere i cantieri sottotraccia. Nessuno lo deve sapere. Nemmeno le fidanzate degli ingegneri.”
Attimo di silenzio. Meno male che Ludovica è scema, pensa Giulietta, grata.
“Dici?” Il dubbio serpeggia, e Giulietta piazza il carico.
“Guarda, forse non te lo dovrei dire ma…stamattina alle sei mi sono svegliata e sono andata a controllare i bambini, e ho guardato dalla finestra della loro camera, che ha sempre le tapparelle mezze alzate perchè loro hanno paura del buio. E ho visto Lorenzo che usciva..”
“Alle sei? “
“Alle sei. E aveva gli scarponcini e un caschetto giallo. Quello andava in cantiere Ludo, altro che tradimento.”
“Col caschetto giallo?”
“Si. Giallo. “ Giulietta per il colore del caschetto si basa su uno spot che ha visto, ambientato in un cantiere. Spera di averci azzeccato, comunque Ludovica lavora in banca, non è che può saperne più di lei in fatto di protezioni sul lavoro.
“ Ah. Quindi secondo te non gli dico niente?”
“Muta. E piuttosto, come va l’operazione incastro?”
“Procedo. Ieri abbiamo guardato insieme il catalogo dell’Ikea.”
“Brava! Vai così! E ora scusa ma devo correre a casa che arriva l’americano.”

E l’americano è già arrivato. E’ fermo davanti alla palazzina di Via delle Magnolie e pensa: è bellissima. Pregevole architettura provinciale italiana degli anni Sessanta.
“La Villetta del Geometra!” dice incantato ad Alvise, mentre tirano giù dalla macchina le sue tre valigie, una delle quali pesantissima. Speriamo solo, pensa, che Debra Lou non ci abbia rimesso di nascosto il busto dell’Arcangelo.
“Che geometra?”
“Niente, caro cugino. E’ una figura retorica dell’architettura.”
Alvise annuisce, e vede con sollievo la famiglia schierata nel giardinetto, tutti pronti ad accogliere Jeremy: sua madre e suo padre, la nonna, Stella Marina, Claudia, Natasha e Dimitri. Natasha ha in mano un mazzo di fiori, e avanza decisa verso suo padre e quell’altro tizio coi capelli arancioni.
“Benvenuto, cugino Jeremy!” dice porgendogli i fiori.
Baci, abbracci, presentazioni, domande sul viaggio, allegra confusione familiare, ma sempre restando in giardino, nessuno ha il fretta di passare alla fase successiva, finchè Jolanda prende coraggio e dice:
“Ma ora sarai stanco, vieni che ti accompagniamo nel tuo alloggio.”
“Lo conosco già, sapete?” annuncia tutto contento Jeremy. “Nonna mi ha dato la piantina! C’è l’ascensore, per fortuna! Così non dobbiamo trascinare tutta questa roba fino al secondo piano.”
Jeremy attende una simpatica risata che non arriva. I Boscolo lo guardano tutti impietriti, Ma perchè? Che ha detto di male?

Stefania Bertola

 

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